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Dire "Amen" alla Nostra Storia
di Padre John Shimchick

Tutto inizia nella metà del sesto secolo come innovazione liturgica.

l'imperatore Giustiniano viene a conoscenza che alcuni sacerdoti, nell'area di Costantinopoli e nelle sue province, iniziavano a recitare le preghiere Eucaristiche e quelle battesimali sommessamente (a voce, quindi, non udibile ).

L'imperatore stesso protestò vigorosamente e nell'intento di contrastare questo, ed altri abusi che venivano praticati nella vita della Chiesa, nel 565 Pubblicò la Novella 137, in questo documento troviamo la seguente asserzione:

"Più volte Noi ordiniamo a tutti i Vescovi e Sacerdoti di recitare le preghiere della Divina Oblazione e del Santo Battesimo non in voce inaudibile, ma in modo che esse possano essere ascoltate dal Popolo fedele, così che le loro menti siano stimolate ad una compunzione maggiore." [1]

Nonostante i suoi sforzi, Giustiniano non riuscì a fermare questa pratica.

Questa situazione "aprì la strada ad un cambiamento fondamentale non solo nell'ambito delle pratiche liturgiche ma anche nel sentimento eucaristico popolare". [2] Da questo momento in poi si sviluppa una concezione più allegorica della liturgia.

Ogni azione, che prima aveva un significato strettamente pratico, ora assume altri significati, spesso relativi alla Vita di Gesù Cristo: Il Piccolo Ingresso simboleggia il Suo ministero pubblico, il Grande Ingresso si fa allegoria della Sua sepoltura.

Sempre più, la visione della Liturgia, come inizialmente descritta nella Prima Apologia di S. Giustino il Martire, nella quale si poneva l'accento sulle azioni che i fedeli (intesi sia come Clero che come i Laici) facevano insieme, enfatizzando il "Noi", da qui in poi si sviluppa - pur usando lo stesso pronome ­ una visione nella quale è il Sacerdote ad agire dinanzi al popolo, attribuendo ad ogni azione un significato simbolico. [3]

Anche S. Giovanni Crisostomo scrive che "Ci sono casi in cui il Sacerdote non si differenzia dal laico, soprattutto quando ci si avvicina ai santi Misteri", [4] da quel momento in poi, invece, inizia a crescere una prospettiva di separazione tra i laici ed il Clero nell'ambito teologico, sacramentale e persino architettonico. Riflettendo sulle sue esperienze di preghiera nella Chiesa Russa Padre Alexander Schmemann scrisse nel suo diario:

"Durante un servizio, ogni cosa che potrebbe raggiungere le coscienze dei fedeli è meticolosamente nascosto da loro, in ogni senso."
Perché le Preghiere Eucaristiche dovrebbero essere ascoltate da tutti? E' importante perché attraverso queste preghiere la Storia Cristiana, quindi la nostra Storia, è costantemente annunciata ed affermata. Secondo l'opera già menzionata precedentemente di S. Giustino Martire, quando "Il pane è presentato ed il vino e l'acqua,..chi presiede il servizio similmente innalza preghiere e ringraziamenti al meglio delle sue possibilità, e la congregazione mostra il suo assenso dicendo Amen." (Sezione 67)

Usando la parola Ebraica "Amen" corrisponde a dire "Questo è vero. Così sia. Sì."

E' come se si dicesse "Sì", in Gesù Cristo, "Per tutte le promesse di Dio, si trovano tutti i nostri "Sì" in Lui" scrive S. Paolo (2 Cor. 1:19-20 ).

Dire Amen afferma il desiderio di una persona di divenire una sola essenza in Cristo.

S. Agostino scrisse: " A quello che sei ­ dii Amen e così lo sigillerai con la tua risposta."

Quando la congregazione dice Amen alla fine della Preghiera Eucaristica questo ricorda ed afferma tutto quello che Dio ha fatto e che continuerà a fare nella Storia della Sua Gente.

Le preghiere offerte dal Vescovo a quei tempi erano spontaneamente offerte "al meglio delle sue possibilità". Gradualmente esse furono formalizzate, ed espresse quasi nella loro integrità almeno nella tradizione Bizantina durante le liturgie di S. Giovanni Crisostomo e di S. Basilio il Grande.

Le Preghiere Eucaristiche in queste liturgie combinano l' "Intuizione Triunica" delle Sacre Scritture, i temi della creazione, della caduta e della redenzione, con un'enfasi particolare all'Amore infinito di Dio : "Tu sei quello che ci hai portato dalla non esistenza alla Vita, e caduti ci hai rialzati e nulla hai tralasciato fino a ricondurci nel tuo regno celeste e ci hai donato il tuo regno che verrà." (Anafora di S. Giovanni).

L'Anafora di S. Basilio, che è recitata principalmente durante le Domeniche della Grande Quaresima, è costellata di riferimenti appartenenti alle Sacre Scritture, sviluppando in maniera più dettagliata " tutto " quello che Dio ha fatto per noi.

Padre Andrew Morbey trova nell'Anafora il luogo da dove iniziare la preparazione dei catecumeni: " Qui può si trova, in sintesi, un'opera riguardante tutto quello che è importante su ciò che la Chiesa dice su Dio come Trinità, sul Figlio e sullo Spirito Santo, riguardo la creazione, l'uomo ed il mondo; l'opera di Cristo, L'attività dello Spirito Santo, la Vita della Chiesa e Il Carattere della Vita Cristiana. E' una visione completa e commuovente." [5]

La pratica di recitare queste preghiere in modo "silente" o "segreto" è esistita senza contraddizioni per secoli. Nel 19esimo e 20esimo secolo teologi, storici, a liturgisti russi hanno iniziato a riesaminare le basi della preghiera Ortodossa, producendo (in qualche caso) studi ancora considerati classici sulla Liturgia di S. Giovanni Crisostomo e S. Basilio il Grande, i Typicon e sulle Preghiere Segrete. Nel 1905, A.P. Golubstsov elencò alcune delle ragioni per le quali le Preghiere smisero di essere lette pubblicamente:

Come espediente per arrestare la crescente lunghezza della Liturgia, il sacerdote leggeva le preghiere mentre il diacono intonava le petizioni. La lettura segreta delle preghiera venne incorporata nella "Disciplina Arcana" poiché si credeva che coloro i quali non fossero "iniziati" non erano in grado di ascoltare i misteri della fede e della preghiera. Questo incoraggiò la precedentemente menzionata separazione tra il Clero ed il popolo. Questo può essere messo in relazione con il periodo in cui si arrestò l'uso di ricevere la Comunione frequentemente. [6]

Nel1905, ad ogni Vescovo Diocesano appartenente alla Chiesa Russa venne richiesto di presentare argomenti di discussione da portare al Concilio Pan-Russo (il Sobor che si sarebbe dovuto tenere nel 1917). La metà dei sessantaquattro Vescovi espresse preoccupazioni liturgiche: il bisogno di produrre un Typicon per uso parrocchiale, un riesamino dello Slavonico Ecclesiastico o l'implementazione della lingua russa corrente, etc.

Molti, incluso l'Arcivescovo Tikhon degli Eleutini e di Nord America (che successivamente divenne Patriarca) raccomandò che le preghiere segrete fossero lette ad alta voce. Il vescovo Nazario di Nizhni-Novgorod scrisse che "in modo che coloro che sono presenti comprendano la struttura del servizio liturgico più importante, avendone esperienza in tutto, nella sua interezza e vedendone come si sviluppa, affinché tutto questo possa realizzarsi, è desiderabile che le preghiere segrete vengano lette ad alta voce. Che questo possa anche essere anche coerente con l'insegnamento della Chiesa dei primi secoli. La pubblica considerazione delle preghiere sacerdotali innalzerebbe il sentimento penitente di coloro che pregano". [7] Circa nello stesso periodo Padre Giovanni di Kronstadt, conosciuto per il suo orientamento conservatore in molte questioni, espresse la sua preoccupazione vedendo che molte persone avevano un atteggiamento superficiale nei confronti dei servizi liturgici e crescevano nell'ignoranza delle "preghiere segrete".

Egli scrisse che "Il Sacerdote o il Vescovo recitano le preghiere solo a loro stessi, mentre sarebbe molto più comprensibile e proficuo per le menti ed i cuori dei Cristiani presenti se essi potessero prendere consapevolezza del testo integrale della Liturgia." [8]

Nell'ambito della Chiesa Russa tutt'oggi un serio riesamino delle questioni liturgiche è stato reso difficile dal tumulto della rivoluzione e da una idealizzazione della vita Russa ante-rivoluzione. La considerazione di alcune riforme legittime come la lettura ad alta voce delle preghiere "segrete" e l'utilizzo della lingua russa corrente durante i servizi vennero ulteriormente rimandate a causa del loro avvicinamento nel 1920 con il movimento scismatico conosciuto con il nome di " Chiesa Vivente."

Nonostante ciò, alcuni vescovi nell'occidente continuano ad affermare la connessione tra queste preghiere e la partecipazione della parte laica nella Liturgia. Boris Sove, nel suo articolo, "L'Eucarestia nella Chiesa Antica e nella Pratica Contemporanea" osserva che :

"Successivamente l'introduzione della lettura segreta dell'Anafora, la Liturgia è rimasta e non sarebbe potuto essere altrimenti, un Servizio Divino sociale, ma in qualche modo la responsabilità della preghiera è stata tolta alla parte laica." [9]

Se noi, in qualità di Cristiani Ortodossi dovessimo, come una volta ha fatto un padre, porre la domanda: "Dove sono le storie che raccontano che tipo di persone siamo come esseri umani"[10] dovremmo concludere che esse si trovano nelle nostre preghiere ed in modo particolare nella Divina Liturgia.

La Liturgia, di fatti, è l'atto attraverso il quale la comunità ricorda, celebra e afferma ­ volta per volta ­ il racconto della "Buona Novella" nella sua integrità. Sentendola, e dicendo "Sì" noi riconosciamo non soltanto quello in cui noi crediamo, a noi diciamo "Amen" alla nostra Storia, in qualità di Popolo di Dio.

Note:

[1] Hugh Wybrew, La Liturgia Ortodossa, (SVS press, pg. 86.)
[2] Ibid.
[3] Padre Pavlos Koumarianos, " Simboli e Realtà nella Divina Liturgia", Sourozh,
Maggio 2000, pg. 14.
[4] Citazione da Alexander Schmemann; "Le Sante Cose ai Santi", Grande
Quaresima, pg. 117.
[5] "Catechesi per Adulti: una visione complementare," Messaggero Ortodosso
Canadese, Autunno, 1997, pg.9.
[6] "Ragioni e Date della Sostituzione della Recitazione Udibile delle Preghiere
Liturgiche con la Recitazione Segreta," Bogoslovskiy Vestnik, Settembre 1905.
Traduzione a cura di A. Smirensky. Disponibile presso: jacwell.org
[7] John Shimchick, La Risposta all' Episcopato Ortodosso riguardo la Preghiera ­
1905 e la Situazione Liturgica in America, Inedito, tesi di Master in Teologia,
Seminario di S. Vladimiro, 1980, pp. 75-76.
[8] Monsignor Alexander, La Vita di Padre Giovanni di Kronstadt (SVS Press,
1979), pg. 50.
[9] Nella Tradizione Vivente, Parigi, 1937, pg. 18, traduzione a cura di Smirensky.
Disponibile presso: jacwell.org
[10] Andrew Walker, Raccontando la Storia (Londra: SPCK, 1996) pg. 2

Articolo tratto da "Jacob's Well", Giornale della Diocesi di New York e New Jersey,
Chiesa Ortodossa in America.


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